Se la crisi ha investito il sistema produttivo piacentino in ritardo rispetto ad altre parti d’Italia, comunque non demorde, ulteriormente aggravata dai tanti problemi con cui gli imprenditori sono quotidianamente alle prese. «Problemi – evidenzia il presidente provinciale di Cna, Dario Costantini – che gli enti pubblici potrebbero aiutarci a risolvere. Mi riferisco alle pratiche burocratiche che soffocano e tolgono tempo agli imprenditori: basterebbe un miglior utilizzo degli strumenti informatici e dello sportello unico. Un altro capitolo riguarda il fenomeno dell’abusivismo, nei vari ambiti, che potrebbe essere arginato con maggiori controlli sul rilascio di licenze e sull’esecuzione di lavori e opere, ma penso anche a un nuovo utilizzo delle aree destinate alla logistica per nuovi insediamenti produttivi al fine di favorire l’occupazione maggiormente qualificata». Occuparsi di queste tematiche potrebbe rivelarsi determinante – suggerisce Cna – per arginare i devastanti effetti del perdurare della congiuntura negativa. «Bisognerebbe sostenere le imprese del territorio – continua Costantini – e permettere alle aziende, anche in forma aggregata, di competere negli appalti S con condizioni che non tendano solo al minor prezzo, ma che abbiano come obiettivo la qualità». La situazione attuale dell’artigianato e della piccola e media impresa non è comunque incoraggiante: «Il settore maggiormente in crisi – precisa il direttore di Cna Piacenza, Enrica Gambazza – continua a essere quello delle costruzioni con il relativo indotto, ma anche l’autotrasporto fatica a ritornare ai livelli pre-crisi. Gli altri comparti non danno segnali significativi di ripresa tranne quelli che svolgono attività di nicchia, con alle spalle investimenti mirati all’internazionalizzazione, alla formazione e all’innovazione. Molte aziende hanno gravi difficoltà ad essere regolari e a far fronte ai pagamenti. Senza contare che alcuni settori risentono, inoltre, di una concorrenza spesso ai limiti della legalità». Le richieste a livello nazionale comprendono «iniziative per favorire la crescita e per ridurre la pressione fiscale» osserva Gambazza. «Non seguire questa strada significherebbe dare il colpo di grazia a tante aziende. Altri temi importanti riguardano l’accesso al credito e la ristrutturazione dei debiti, dato che sempre più aziende hanno problemi di liquidità anche per far fronte ai pagamenti di imposte e contributi. Sull’Imu auspichiamo un intervento equilibrato a livello centrale e locale per impedire che si scarichino ulteriori aggravi fiscali sulle imprese».

Libertà 12/05/2012