Il costo che la burocrazia italiana scarica ogni anno sulle imprese artigiane, micro, piccole e medie, è di 22 miliardi di euro, una media di di 5mila euro l’anno a impresa (2 euro all’ora). Lo certifica un’indagine del Centro studi CNA intitolata “Piccole imprese e Pubblica amministrazione: un rapporto (im)possibile”, condotta su un campione di 1035 aziende (l’80% con meno di 10 addetti) associate alla CNA.

“E’ un dispendio di tempo, risorse ed energie che non ha eguali in tutta Europa – commenta il Presidente provinciale di CNA, Giovanni Rivaroli – che zavorra il sistema Paese configurandosi come un ostacolo serio alla competitività. Da anni la nostra Associazione si batte a livello nazionale, così come in ambito locale, per chiedere pratiche amministrative e burocratiche più snelle e semplificate e per uniformare le procedure, spesso diverse a seconda delle regioni e dei comuni. La Delega fiscale e le riforme del Jobs act e della Pubblica amministrazione, su cui CNA ha inciso positivamente, hanno sicuramente migliorato la situazione, ma la strada da fare è ancora molto lunga se vogliamo permettere alle nostre imprese di competere alla pari con l’Europa ed il resto del mondo”.

Per compiere tutti gli adempimenti richiesti dalla Pubblica amministrazione le imprese italiane “bruciano”, mediamente, 3-4 giorni lavorativi al mese. La complessità delle norme rimane il principale problema sofferto: il 67,8% delle imprese, infatti, boccia la qualità legislativa italiana sia per la scar-sa chiarezza sia per la stratificazione, nel tempo, di provvedimenti spesso motivati dall’urgenza.

“A livello settoriale – sottolinea il Direttore di CNA Piacenza, Enrica Gambazza – sono le imprese edili, con il 74,3%, e i fornitori di servizi alle imprese, con il 71,4%, a patire maggiormente la complessità delle norme. Tra i problemi evidenziati da questa indagine ci sono anche la quantità elevata di informazioni (43,8%) chieste dall’amministrazione pubblica, e la lentezza della macchina burocratica (27,5%). Le imprese interpellate vorrebbero maggiore qualificazione del personale pubblico, adozione di modulistica standard sull’intero territorio nazionale, facilità di ottenere informazioni sullo stato di avanzamento delle procedure già avviate e possibilità di pagare online tutti gli oneri connessi a servizi e adempimenti chiesti dall’amministrazione pubblica alle imprese”.

A conclusione di questa importante indagine, CNA ha elaborato un semplice decalogo:

1) migliorare la qualità della legislazione analizzando più attentamente il suo impatto, soprattutto su micro e piccole imprese;

2) monitorare con cadenza annuale l’efficacia delle nuove misure per poter introdurre tempestivamente correttivi;

3) adottare semplificazioni autoapplicative, che non prevedono il coinvolgimento di più soggetti, sull’esempio del Durc online;

4) potenziare l’informatizzazione della Pubblica amministrazione rendendo i siti più accessibili e i contenuti più fruibili;

5) far dialogare tra loro le banche dati pubbliche per evitare la duplicazione delle richieste;

6) permettere la compilazione esclusivamente per via telematica delle istanze;

7) consentire il pagamento online di bolli e tariffe relative alle pratiche amministrative;

8) proseguire e completare la standardizzazione della modulistica;

9) accrescere la qualificazione dei dipendenti pubblica;

10) applicare le sanzioni previste per i dipendenti pubblici in caso di inadempimenti.

“L’auspicio – concludono Rivaroli e Gambazza – è che anche a livello locale ci sia maggiore incisività nell’azione amministrativa rivolta alle imprese, per contribuire a quella ripresa tanto auspicata e che può aiutare il nostro Paese a tornare competitivo a livello internazionale”.

Piacenzasera 15/09/2017