Drammatici i dati della Camera di Commercio: 751 realtà lavorative chiuse nel 2013 Costantini (Cna): la politica faccia un passo avanti. Sivelli (Libera): finora nessun spiraglio

Uno tsunami, purtroppo. L’ondata rabbiosa della crisi ha lasciato macerie. Secondo gli ultimi dati forniti dalla Camera di Commercio di Piacenza, in sei anni nella nostra provincia si sono perse, in termini assoluti, 673 imprese artigiane. La squadra artigiana ha lasciato sul campo 290 imprese nel corso del 2013: i componenti del gruppo sono passati infatti da 9.034 a 8.744. Nel corso del 2013 hanno chiuso i battenti 751 imprese artigiane ed hanno invece avviato l’attività in 461.

«Non vogliamo la compassione di nessuno – protesta Dario Costantini, presidente della Cna di Piacenza – ma questa è una situazione che denunciamo dall’inizio, dal 2008. I dati anche nazionali parlano chiaro: i piccoli imprenditori italiani pagano più tasse, pagano di più il lavoro e l’energia, ed hanno bisogno di più tempo per ottenere le concessioni mentre si confrontano con più burocrazia. E’ una tragedia professionale e umana: noi siamo stanchi, e con Rete Imprese Italia faremo un intervento insieme per bussare la porta al Governo». «Il quadro è peggiorato ancora – interviene Bruno Sivelli (Libera artigiani) – noi lavoriamo spesso con l’industria, che o non paga, oppure lo fa con difficoltà. Il nodo del credito è cruciale, e le richieste di prestiti, per non soccombere, non sempre vengono ascoltate. Il lavoro, in generale, è diminuito enormemente. Spero nella ripresa – afferma Sivelli – ma di segnali al momento non ne vediamo».

Il settore nel quale si sono concentrate le aperture è ancora – nonostante tutto- quello delle costruzioni (248/461). In questo stesso contesto è presente – però- anche il maggior numero di chiusure (378/751). Tutti i settori – fatta eccezione per quelli che riuniscono le attività professionali, scientifiche e tecniche e il noleggio, agenzie di viaggio e servizi alle imprese- hanno un saldo negativo tra iscrizioni e cessazioni.

La stragrande maggioranza delle imprese che si iscrivono assume ancora la forma della ditta individuale (393/461). Solo il 7 per cento delle nuove iscrizioni ha la forma giuridica di una società di capitale ed il 7,6 per cento quella di una società di persone.

La maggiore solidità delle società di capitale è attestata dalla differenza tra il numero di nuove iscritte ed il numero di cessate che risulta positivo per 15 unità (con un tasso di crescita pari al 4,6%).

A livello territoriale, prendendo in esame quanto è successo nei 48 comuni della provincia, è generalizzato un andamento negativo: solo in tre comuni (Besenzone, San Pietro in Cerro e Zerba) la differenza tra imprese artigiane iscritte e cessate è positiva per 1 unità.

Simona Segalini

Libertà del 01/01/2014