“La sanità piacentina: dall’Ospedale alla Medicina territoriale” è il titolo dell’incontro svoltosi ieri sera all’Auditorium S. Ilario, organizzato da CNA Piacenza e da CNA Pensionati, in collaborazione con il Comune di Piacenza.

Un incontro che, oltre a fare il punto della situazione sullo stato di salute della sanità piacentina, è anche servito, grazie ai contributi dei relatori, a mettere sul tavolo idee e proposte concrete per il mantenimento e la crescita dei servizi nel prossimo futuro.

All’incontro, moderato dal Direttore di CNA Piacenza Enrica Gambazza e aperto dagli interventi del Presidente provinciale di CNA Pensionati, Giuseppe Guasconi, e dal Presidente provinciale dell’associazione di categoria, Giovanni Rivaroli – che ha auspicato la partecipazione di imprese piacentine nella costruzione del nuovo ospedale – hanno parteciperanno come relatori il Sindaco di Piacenza, Katia Tarasconi, la sen. Elena Murelli, componente della Commissione Sanità del Senato della Repubblica, il Direttore dell’Azienda USL di Piacenza, Paola Bardasi, Augusto Pagani, Consigliere dell’Ordine dei Medici di Piacenza, Nicola Pisaronj, Consigliere dell’Ordine Professionale degli Infermieri di Piacenza, e il Presidente di CNA Pensionati Emilia Romagna, Salvatore Cavini. E proprio il Sindaco di Piacenza ha aperto il convegno con il tema del nuovo ospedale.

“Entro fine mese – ha detto Tarasconi – porteremo in Consiglio Comunale lo studio di fattibilità del nuovo nosocomio, perché quello attuale non è in grado di reggere i cambiamenti imposti dai nuovi modelli di sanità. Servirà ovviamente una gara europea, ma è auspicabile che anche aziende piacentine possano partecipare alla costruzione di quest’opera. La sanità pubblica non può più essere oggetto di tagli; occorre portare gli investimenti ad un livello pari al 7,5% del PIL, contro gli attuali 6,2%”.

A Paola Bardasi, Direttore generale dell’AUSL di Piacenza, il compito di guardare al futuro  della sanità piacentina. “Le risorse umane – ha ammesso Bardasi – sono la chiave per la riforma del sistema delle cure. Occorrono flessibilità organizzativa, medicina di precisione e personalizzazione delle cure, ma anche sinergie con il mondo universitario per avere nuovi professionisti della sanità, preparati, aggiornati e specializzati. E’ in atto una riforma e una riorganizzazione territoriale che sarà completata entro il 2026”.

Invecchiamento della popolazione, necessità di assistenza domiciliare e di una medicina personalizzata, secondo la sen. Murelli, che ha parlato delle nuove frontiere della “medicina territoriale per cui la Regione Emilia Romagna sta predisponendo le linee guida. Occorre maggiore collaborazione tra pubblico e privato, ma anche investimenti per avere più specializzati e per potenziare i servizi di teleassistenza e telemedicina”.

Il dott. Augusto Pagani ha invece ricordato come questa riforma della sanità in ambito territoriale “non sia figlia del Covid ma già avviata più di 15 anni fa. Il Servizio sanitario nazionale è una grande risorsa, ma ora occorre un concorso di tutti gli attori, al di là delle appartenenze politiche, per salvaguardare e potenziare il servizio”.

Concetti rimarcati anche da Nicola Pisaroni che ha evidenziato “l’importanza del ruolo degli infermieri nell’ambito della sanità, e il problema della carenza di personale nelle strutture pubbliche: in Italia mancano 33.000 infermieri, più di 4.000 in Emilia Romagna di cui circa il 50% nella nostra provincia, dove c’è un’ottima collaborazione con l’azienda USL”.

Conclusioni a cura di Salvatore Cavini che ha auspicato “un’alleanza collettiva di tutti gli attori coinvolti per il futuro della sanità pubblica, un vanto per il nostro Paese. Il vero problema resta quello delle risorse. Bene il nuovo ospedale di Piacenza, purché si tratti di un’opera che sappia dialogare con tutta la rete delle strutture socio-sanitarie territoriali”.