Sul piano nazionale si valuta un aumento del 23 per cento dei casi di malattia allo scoccare dell’obbligo di Green pass, il 15 ottobre scorso. Malattie forse “sospette” per scantonare la carta verde e il tampone. Il dato piacentino ancora manca, ma dovrebbe arrivare, l’Inps è al lavoro per valutare l’eventuale delta. Ma a Libertà arrivano anche testimonianze che, se non possono avere valore scientifico, colpiscono per certi contraccolpi che producono. C’è chi lamenta fra colleghi assenze prolungate e non del tutto chiare. Qualcuno si trova a lavorare una quota parte in più con il sospetto che dietro all’assenza non ci sia un vero malessere, ma una certa furbizia. «E questo è un insulto a chi lavora e si è vaccinato e deve pure caricarsi sulle spalle il lavoro di chi scappa dal vaccino e dalla responsabilità » ci scrive un lettore di cui conserviamo l’anonimato. Anche le associazioni di categoria potranno fornire un quadro più preciso solo agli inizi di novembre, quando saranno pronte le buste paga di ottobre e arriveranno numeri sicuri sui casi di malattia. Ad occhio, il fenomeno pare aver picchiato più duro nelle prime giornate dell’introduzione del Green pass, scattato di venerdì e verso il quale si nutriva l’aspettativa che le cose sarebbero forse cambiate nel giro di pochi giorni. Ma il Governo ha tirato dritto. Dopo alcuni episodi segnalati, per esempio negli autotrasporti, si direbbe che il ricorso al medico come sostituto del Green pass sia affievolito. Resta da verificare il settore pubblico. «Non c’è stato incremento, solo una cosa risibile – dice Enrica Gambazza, direttrice della Cna – però quando faremo le buste paga di ottobre che elaboriamo i primi novembre potremo essere appunto più precisi». Ma anche per Confindustria Piacenza, ripete Luca Groppi, su pozioni già espresse, non si notano cambiamenti in questa direzione. Dal fronte sindacale, e in particolare da quello della logistica, il polso della situazione è lo stesso, secondo l’osservatorio di Filt Cgil. E Confersecenti, per voce di Fabrizio Samuelli, è sulla stessa linea. «Non abbiamo particolari riscontri, forse lo scenario cambia a seconda delle dimensioni delle aziende, ma dove ci sono pochi dipendenti è difficile che ci sia questo fenomeno».

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