“Voci” di industria e commercio. «In Cattolica numeri buoni»

La crisi picchia duro anche a Piacenza. E a farne le spese sono tutti i settori: dall’edilizia all’università, dalle piccole imprese al commercio, la ripresa appare lontana e nel frattempo la nostra città naviga a vista. A confermarlo, ieri pomeriggio nel Campus di Cariparma in via San Bartolomeo, sono stati i vari rappresentanti delle realtà imprenditoriali, sindacali e istituzionali piacentine che hanno partecipato alla presentazione del Rapporto economia della città di Piacenza curato dalla Camera di Commercio: situazioni diverse senza dubbio sono quelle emerse, ma tutte accomunate dalla necessità di fronteggiare una precarietà economica e sociale dalla quale uscire sembra quasi impossibile.

«La nostra scelta è stata sempre quella di fare il possibile per difendere le imprese e l’occupazione, ma oggi non è facile – ha spiegato Maurizio Molinelli, presidente di Legacoop – quello che manca è l’iniziativa concreta. Per quanto riguarda i settori, senza dubbio quello dell’edilizia e delle costruzioni è fortemente in difficoltà, ma anche il comparto dei servizi alla persona non se la passa meglio: del resto le cooperative che si rapportano col pubblico fanno spesso fatica a essere pagate. Sul fronte della grande distribuzione si registrano altri cali, confermati dal fatto che nei consumi abbiamo registrato una diminuzione del tre per cento. L’unico comparto che ancora pare tenere è quello agricolo, ma per il resto siamo preoccupati».

A confermare le difficoltà del settore edile è anche Angelo Manfredini, presidente di Piacenza Expo: «La conferma della criticità che interessa questo comparto ci è arrivata nel corso dell’ultima edizione di Edilshow – ha spiegato – per il resto invece è sempre più chiaro che per resistere un settore deve puntare sull’export non solo europeo: da parte nostra a novembre porteremo una nuova fiera, Tubitaly, dedicata ai tubi dato che questo settore riveste un ruolo di eccellenza in Italia».

Dello stesso avviso sulla crisi si è detto anche il presidente di Confindustria Emilio Bolzoni: «La realtà piacentina va di pari passo con quella nazionale per quanto riguarda l’economia – ha dichiarato – abbiamo letto che per il nono trimestre consecutivo la produzione industriale ha registrato un calo: è una situazione molto grave. Per questo motivo occorre un governo che decida e lo faccia bene e al più presto». Invoca un governo «che non può fallire assolutamente» anche il presidente di Cna Dario Costantini: «Tutti i settori sono in grande difficoltà: in particolare l’edilizia non dà cenni di miglioramento – ha spiegato – quello che occorre ora è un governo che non può assolutamente permettersi di fallire: il tempo di aspettare è scaduto». Anche sul fronte del commercio comunque la situazione non è rosea: «A livello locale, come a quello nazionale, abbiamo patito una contrazione dei consumi e una forte fiscalità – ha spiegato il presidente dell’Unione Commercianti, Alfredo Parietti – se a questo si unisce anche la difficoltà relativa all’accesso al credito allora possiamo parlare di un quadro decisamente problematico: non escludiamo che qualche spiraglio possa esserci, ma ad oggi la situazione è fortemente negativa». Negativa però è anche la situazione dei lavoratori: «Il problema è che molti stanno finendo la copertura della mobilità e non sono più giovanissimi – ha spiegato la segretaria della Cisl Marina Molinari – questa è la vera difficoltà».

«La difficoltà di Piacenza è quella di tutta l’Italia – gli ha fatto eco l’assessore Francesco Timpano – e non sto parlando solo di singole situazioni economiche: ci sono delle problematiche strutturali che riguardano la produzione e il sistema economico generale. Come Comune, cerchiamo ovviamente di fare la nostra parte e di ascoltare le esigenze e le istanze che la città ci pone, pur all’interno dei vincoli che ci sono». A fare le spese della crisi comunque non sono solo le realtà pubbliche: anche una privata come l’Università Cattolica di Piacenza infatti si trova a fare i conti con la spending rewiew e dunque con il venire meno dei contributi. A confermarlo è stato proprio il direttore di sede Mauro Balordi: «Il problema è innanzitutto quello dei contributi alle università private che vengono meno – ha spiegato – ma c’è anche da tenere d’occhio la questione delle immatricolazioni: da qualche anno la Cattolica di Piacenza registra dei numeri buoni, ma è in controtendenza rispetto alle altre realtà dove invece le immatricolazioni diminuiscono. Speriamo di poter continuare a mantenere questo livello di iscrizioni». 

Libertà del 14/05/2013